Avevo il sogno sulle labbra.
Nella perdita dei sensi rinasce in me quel rigoglio di vita che sembra straripare.
Troppo.
Troppa acqua nella latta.
Il verde stagnante della putrefazione, diventa il mio orologio, e le ore incessanti scandiscono le mie aperture.
Non una parola, tutto chiuso in quella latta.
Piedi nudi e musi lunghi, pance gonfie, mani rinsecchite dal freddo, ma non una parola.
Era il regno del silenzio.
Una mano tesa attraverso il foro delle persiane.
È tardi. Leggo e lo aspetto.
Stasera lo aspetto.
MOON
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